Linee guida per l’educazione a distanza nella fascia 0-6
dr.Alessandro Bianchi*
dr.ssa Emilia Genta*
Istituto di Psicologia Funzionale di Firenze – Impresa Sociale Onlus
Viale S.Lavagnini 4, Firenze
Emergenza Covid-19, Asili Nido e Scuola dell’Infanzia
L’emergenza Covid19 ha posto anche Nido e Scuola dell’infanzia di fronte alla necessità di una educazione a distanza. Il modello della didattica a distanza, promosso a livello nazionale per le scuole primarie e secondarie, non rispecchia appieno le caratteristiche di questa fascia di età, i bisogni dei bambini, né le finalità su cui poggiano e costruiscono la propria operatività i servizi 0-6. È necessaria e urgente quindi una riflessione specifica, che costituisca una base scientificamente fondata alle sperimentazioni già in atto.
Le indicazioni operative ministeriali per le attività didattiche a distanza (in Nota Ministero dell’Istruzione n. 388 del 17 marzo 2020) sfiorano con sole poche righe la Scuola dell’infanzia:
Per la scuola dell’infanzia è opportuno sviluppare attività, per quanto possibile e in raccordo con le famiglie, costruite sul contatto “diretto” (se pure a distanza), tra docenti e bambini, anche solo mediante semplici messaggi vocali o video veicolati attraverso i docenti o i genitori rappresentanti di classe, ove non siano possibili altre modalità più efficaci. L’obiettivo, in particolare per i più piccoli, è quello di privilegiare la dimensione ludica e l’attenzione per la cura educativa precedentemente stabilite nelle sezioni.
Pur nella sua stringatezza questo documento sottolinea alcuni aspetti importanti:
- La necessità di costruire un contatto diretto, di cui suggerisce alcune modalità
- La caratteristica ludica, in continuità con la cura educativa pregressa
Praticamente la totalità dei Nidi e delle Scuole dell’infanzia si sono mosse in queste ultime settimane inviando, spesso quotidianamente, video ai bambini, con saluti, letture, proposte di gioco, che hanno impegnato e impegnano il personale educativo.
Si stanno inoltre attuando sperimentazioni di Educazione e distanza nel senso più compiuto del termine. Con la creazione di “aule virtuali”, dove da casa i bambini possano ritrovare i compagni di sezione e le proprie educatrici o insegnanti.
Educazione a distanza
Vi sono differenze importanti, riprese più avanti, tra la prima modalità e la seconda, la sola che può essere intesa propriamente come Educazione a distanza.
Gli obiettivi cui si cerca di rispondere sono prevalentemente 3:
- Mantenere una Continuità con l’ambiente educativo, atta a limitare il trauma della sua interruzione.
- Mantenere la vicinanza, anche se virtuale, con la relazionalità scolastica, che sopperisca alla deprivazione di quella concreta, al contatto, alla motricità, all’ambiente ludico noto.
- Sostenere le famiglie offrendo loro uno spazio educativo che, per quanto limitato rispetto al quello consueto scolastico, li supporti nella nuova e spesso non semplice quotidianità in cui la relazione con i bambini è totalizzante.
Alcune direttrici di orientamento
Per non procedere in ordine sparso, ma omogeneizzare gli interventi considerando in modo integrato sia il contesto emergenziale (con le sue nuove e pressanti esigenze) che il panorama delle conoscenze scientifiche a cui fare riferimento, si evidenziano 3 direttrici di orientamento:
- Anche l’educazione a distanza è Educazione
Gli stessi principi di fondo che orientano i servizi educativi, condivisi in Toscana sia a livello pubblico che privato, rimangono alla base anche dell’Educazione a distanza.
Le caratteristiche emergenziali non li modificano. Alla base del regolamento della Regione Toscana, delle linee guida del Comune di Firenze, ma anche di organizzazioni del privato (come la FAN Federazione Nidi e Scuole d’infanzia private della Toscana). Riteniamo centrali i seguenti aspetti suffragati dalle conoscenze scientifiche più recenti:
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- La considerazione del bambino come persona intera e competente, di cui va colta. epistemologicamente e operativamente, l’integrazione circolare di processi psicobiologici emozionali, cognitivi e sensomotori.
- L’importanza delle prime esperienze di vita nel plasmare le capacità di regolazione delle emozioni, di gestione dello stress, di sviluppo successivo in salute e benessere.
- La centralità delle esperienze relazionali nello sviluppo dell’identità.
- La considerazione del bambino come attore e non come fruitore del processo educativo e la sollecitazione di una sua partecipazione attiva.
Inoltre
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- La sinergia nel ruolo educativo adulto di funzioni di osservazione e guida contemporanee.
- La consapevolezza e la prassi che accogliere un bambino significa anche accogliere la sua famiglia; anch’essa come soggetto attivo da ascoltare e informare.
In estrema sintesi tutto ciò richiama a una particolare attenzione alle modalità interattive nella prima infanzia, all’accoglimento delle emozioni e dei suoi processi psicocorporei e a una rivalutazione delle capacità dell’adulto nell’accompagnare i bambini nelle esperienze cruciali dei primi anni, esperienze nelle quali si sviluppano le capacità di fondo che rimarranno per tutta la vita a sostegno della salute e del benessere.
Tutto ciò resta fondante anche per l’educazione a distanza, e ancor più in contesti emergenziali, e deve orientarne le caratteristiche di specificità, permettendo di tarare in modo adeguato il bilanciamento dei rischi e dei benefici. Ad esempio il rischio che, l’amplificazione (transitoria) della comunicazione virtuale e dei processi da essa maggiormente sollecitati (cognitivi e di motricità piccola), possa far passare in secondo piano processi psicocorporei di fondamentale necessità (come una motricità ampia e una espressività emozionale).
- Specificità 0-6
A differenza della Didattica a distanza per la scuola primaria e secondaria, obiettivi dell’Educazione e distanza rivolta alla fascia 0-6 non sono l’apprendimento ed il conseguimento degli obiettivi curricolari, ma rimangono quelli elettivo dei Nidi e della Scuola dell’Infanzia.
Ad essi si aggiungono però anche obiettivi specifici legati all’emergenza sanitaria in corso, e alle sue inevitabili ricadute sui bambini:
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- Condivisione, espressione e contenimento delle paure
Non si può far finta di nulla. L’emergenza è vissuta dai bambini direttamente anche se non chiaramente compresa. Per evitare pericolosi stati di angoscia il vissuto dei bambini deve essere aperto e reso esprimibile con tutti gli strumenti possibili (verbalmente, con disegni o giochi….) e nel modo più integrato (sostenendo una espressione emotiva dei vissuti in forma ludica).
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- Rassicurazione e contenimento
Con parole adeguate e senza centrarsi sugli aspetti tecnici, dobbiamo anche noi passare delle informazioni brevi, semplici e chiare. In particolare occorre: spiegare che l’emergenza è transitoria e che abbiamo strumenti a disposizione per fronteggiarla; assicurarsi che le informazioni che diamo ai bambini siano coerenti con quelle provenienti dalla famiglia; fare riferimento alle indicazioni delle organizzazioni pediatriche e psicologiche. Tra esse:
https://www.uppa.it/educazione/pedagogia/parlare-di-coronavirus-con-i-bambini/
Anche i comportamenti richiesti per fronteggiare l’epidemia possono essere ripresi in modo ludico. Ad esempio le stesse norme igienico sanitarie (tipo lavarsi le mani o il distanziamento sociale) possono divenire creativamente oggetto di giochi.
Importante è dare spazio a giochi sul riconoscimento e contenimento delle emozioni, che sono patrimonio comune nelle attività di Nidi e Scuole infanzia, da recuperare e adattare.
- L’impatto dell’uso delle tecnologie nello sviluppo del Sé
È questo un aspetto molto dibattuto, su cui si è accumulata una grande mole di contributi scientifici in tempi recenti. Ne discendono alcune indicazioni importanti universalmente riconosciute (Bianchi A., Mazzucchelli C., 2019). La consapevolezza scientifica che nella prima infanzia si costituiscano i presupposti psicobiologici per la salute e il benessere successivo, porta alla necessità, per il loro forte impatto potenziale, di un utilizzo consapevole delle tecnologie di comunicazione nella prima infanzia guidato da regole e limiti. Il bambino ha bisogno di esperienze concrete prima che virtuali in ambienti reali di relazionalità e gioco e movimento. Questo è un punto essenziale.
È unanime l’indicazione di evitare di esporre prima dei 2 anni di vita del bambino e successivamente con limitazioni e regole chiare. Anche la stessa nota del Ministero dell’istruzione riportata all’inizio, riferendosi alla scuola primaria suggerisce la necessità di “ricercare un giusto equilibrio tra attività didattiche a distanza e momenti di pausa, in modo da evitare i rischi derivanti da un’eccessiva permanenza davanti agli schermi”. I rischi sono esponenzialmente maggiori nelle fasce di età precedenti.
La scommessa, che la situazione di emergenza sanitaria pone e che pare configgere con quanto sostenuto sopra, è quella di riuscire ad elaborare modi nuovi per un possibile utilizzo (limitato a questa fase) virtuoso delle tecnologie anche nei primi anni di vita.
Regola base è incentivare una fruizione attiva e non passiva del mezzo tecnologico.
In questa ottica la proposta di soli video è la più pericolosa perché può incentivare una semplice fruizione passiva, del mezzo e dei contenuti. Dovremmo invece considerare questa offerta, come dimensione quantitativa, alla stregua del saluto, quotidiano, alla nonna o al parente che vive altrove, quindi vincolata a regole strette. Dando per scontato che contenuti e modalità siano adeguati all’età occorre:
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- evitare di sovraccaricare con troppo materiale i bambini
- dare alle comunicazioni un carattere di brevità (sia dei saluti, che dei giochi, che delle letture). Orientativamente massimo 5 minuti entro i 2 anni, con un incremento successivo.
- scandire anche queste comunicazioni con una caratteristica di ritualità
Diverso discorso per l’educazione a distanza vera e propria.
La costruzione di sezioni virtuali apre infatti scenari nuovi per la fascia 0-6, permettendo una maggior relazionalità e una più attiva partecipazione. In essa possono essere proposti giochi maggiormente interattivi e corporei. Proposte che possano sostenere tempi di attenzione più lunghi, seppur sempre limitati. Non si puà pensare di coprire lunghezze temporali paragonabili a quelle scolastiche abituali. Tempi orientativi possono essere dai quindici minuti per i più piccoli ai trenta per i 2 anni, a tempi ancora maggiori successivamente e nella Scuola dell’infanzia.
Occorre anche che le comunicazioni assumano una caratteristica di ritualità, atta a ritrovare modalità conosciute del gruppo educativo (come nei saluti iniziali, nel ritrovare volti, voci, immagini e simboli noti …).
Alcune proposte metodologiche
L’efficacia del contatto virtuale e dell’educazione a distanza dipende dall’adozione di metodologie e approcci di comunicazione, interazione ed educazione adattate/applicate al mezzo tecnologico (dispositivo, schermi, piattaforma, applicazione, ecc.).
Ognuna delle metodologie dovrebbe contemplare alcune semplici prassi comportamentali e relazionali:
- iniziare le attività con la condivisione dei vissuti e concluderle con saluti finali che rimandano al prossimo appuntamento.
- tutte le attività dovrebbero avere un filo conduttore. Può essere semplicemente un breve racconto, suscettibile di essere abbinato alla facile realizzazione di scenari con materiali reperibili in casa: ad esempio copertine e peluche possono accompagnare i bambini in attività di drammatizzazione, scatole, cartoni, materiali per disegno, ecc.
- non bisogna mai limitare i bambini al solo ascolto passivo (solo per brevi tempi), ma suggerire il più possibile una integrazione con movimenti e azioni finalizzate.
Scansione temporale ed esempi
La scansione temporale è importante per ritrovare una continuità nel tempo con rituali di saluto dei singoli e del gruppo già instaurati al Nido/Scuola dell’infanzia. Si può iniziare raccogliendo le sensazioni dei bambini per aiutarli ad esprimerle: “Come ti senti oggi? … ti senti come quando…..”.
Si può quindi procedere con il racconto, o una lettura ad alta voce di una favola (secondo stile e consuetudine dell’educatore/insegnante), o a una breve descrizione di un contesto operativo e all’illustrazione di una esperienza da fare insieme, con attenzione a stimolare attenzione e curiosità.
La conoscenza personale dei bambini permetterà agli educatori frequenti richiami al già noto, su cui proporre creativamente varianti e novità.
I bambini possono essere resi protagonisti a turno nel raccontare e drammatizzare personaggi. L’educatore/insegnante sarà attento a favorire una espressione integrata che coinvolga la motricità (in particolare quella ampia più mortificata dalla reclusione domestica) e l’uso della voce.
Favorite sono le storie di animali familiari ai bambini, la cui identificazione può essere occasione di espressione di vissuti emozionali. Ad esempio: Pietro è il gattino che fa le fusa perché vuole tante coccole e si strofina sul suo cuscino. Utile per storie e racconti può essere l’ausilio di supporti musicali.
Diamo sempre indicazioni chiare sui movimenti che vogliamo portare a fare, anche mostrando delle immagini o stimolando l’imitazione del movimento espressivo fatto dall’educatore.
Facciamo sempre seguire a momenti di eccitazione, momenti di rilassamento, nei quali accompagniamo i bambini a percepire le sensazioni del proprio corpo; ad esempio dopo un movimento più concitato possiamo accompagnare i bambini in questa esperienza:
“Focalizziamo l’attenzione sul nostro corpo, sentiamo che si rilassa. Facciamo un respiro ampio. Accompagniamo con la nostra stessa voce che compie dei respiri sonori (come quando facciamo un sospiro di sollievo), dando a essi un po’ di enfasi. L’aria, e il suono insieme all’aria, fuoriesce senza sforzo, senza essere trattenuta, con bocca e gola aperte. Ascoltiamo il movimento che il respiro produce tra la pancia e il petto, che si solleva e si abbassa, e in questo movimento assomiglia all’onda del mare che si frange sulla spiaggia” (da Bianchi a., Genta E., 2020).
Si tratta di un vero intervento antistress che, pur guidato a distanza e praticato attivamente nella realtà della casa, se ben condotto, ha effetti neurovegetativi di attivazione vagotonica rilassante.
Segue al termine un momento di condivisione delle esperienze, simile a quello iniziale.
NOTA IMPORTANTE PER I BAMBINI AL 3° ANNO DI NIDO: Il terzo anno di nido (che per alcuni è soltanto il primo), è il più importante nell’accompagnare alla scuola dell’infanzia. Tanta l’attenzione negli ultimi anni è stata data alla continuità 0-6, anche come Coordinamento Zonale, tanti i progetti e le attenzioni rese possibili, ma che oggi, nella situazione di emergenza, rischiano di sfumare. Il futuro accesso al ciclo successivo rischia di divenire traumatico. L’esigenza di accompagnare i bambini di questa età alla scuola dell’infanzia è quanto mai importante in questo momento. Non sappiamo ancora quando sarà possibile un contatto diretto con i bambini del Nido, ma la possibilità che non sia più possibile prima della conclusione dell’anno scolastico è concreta. Occorrerebbe pensare a momenti dedicati alla continuità successivi, se possibile entro l’estate e comunque nella fase iniziale della Scuola dell’infanzia.
Laddove possibile è utile, con i bambini di 3 anni, già nell’educazione a distanza, affrontare questo tema e prefigurare e introdurre il ciclo successivo.
Coinvolgimento e alleanza con le famiglie
Il tempo educazione a distanza non è una monade, un tempo altro. Per quanto possa costituire un momento in cui i genitori possano allentare (ma anche questo dipende dall’accessibilità a tecnologie adeguate) la propria vigilanza sui loro bambini, delegandone per un po’ di tempo la gestione, ne va curato l’inserimento in contesto di continuità familiare.
I familiari adulti devono comprenderne il senso e contribuire a creare un setting adeguato e il più possibile privo di distrazioni. Una interazione/comunicazione precedente con i genitori permette loro di procurare il materiale necessario. Da parte loro, educatori e insegnanti, devono limitare il materiale a cose facilmente reperibili nella quotidianità domestica.
Le attività motorie vanno elaborate tenendo conto dello spazio fisico disponibile e ad esso adattate equiparandole allo spazio minimo dei singoli bambini, in modo che tutti possano svolgerle. Se possibile favoriamo attività all’aperto, può andare bene anche un semplice terrazzo.
Educatori e insegnanti devono assicurare un supporto e una comunicazione costante con le famiglie,
spiegando l’importanza della motricità ed anche dei movimenti più forti, ampi e anche rumorosi (come detto più mortificati dalla reclusione domestica, ma importanti per i processi psicocorporei che attivano). Supporto e comunicazione passano anche attraverso la disponibilità ad accogliere ogni richiesta, dubbio o domanda ed eventualmente anche attraverso la segnalazione e le informazioni di contatto con esperti di riferimento (coordinamento psicopedagogico e/o con psicologo di riferimento) o con servizi presenti sul territorio.
Alleanza con le famiglie, comunicazione perseverante nel tempo e convergenza di obiettivi e modi è elemento centrale.
Supporto a educatori e insegnanti
Anche educatori e insegnati e personale tutto vivono lo stress dell’emergenza e sottoposti al rischio burn-out. Di questo dobbiamo e dovremo occuparci con l’offerta di servizi di sostegno professionale. L’Istituto di Psicologia Funzionale di Firenze offre le proprie competenze specifiche.
Riferimenti bibliografici specifici degli autori
- Alessandro Bianchi, Carlo Mazzucchelli, (2019), Tecnologie e sviluppo del benessere psicobiologico, Milano, Delos Digital. Versione e-book e cartacea.
- Alessandro Bianchi, Carlo Mazzucchelli, (2019), Bambini nel digitale (Children in the digital), Pnei Review n.2: 70-81, Milano, Franco Angeli,
- Alessandro Bianchi, Emilia Genta, (2020), Gatto Nando. La psicomotricità nella scuola dell’infanzia, Firenze, Giunti EDU, Collana Materiali di potenziamento e recupero
- Alessandro Bianchi, Emilia Genta, (2019), Includere le emozioni difficili, Scuola dell’infanzia n.3: 20-21, Firenze, Giunti Scuola
- Alessandro Bianchi, Emilia Genta, (2019), Per una scuola emozionante, Vita Scolastica n.3: 24-25, Firenze, Giunti Scuola; 24-25
Il presente documento vuole essere una prima proposta di linee guida generali; pertanto né definitivo, né esaustivo, ma aperto a contributi, suggerimenti e riflessioni ulteriori.
Una più ampia bibliografia scientifica è disponibile a richiesta, così come una ampia proposta di attività e giochi specifici adattabili ai differenti contesti ed obbiettivi.
*Dr.Alessandro Bianchi, psicologo psicoterapeuta; direttore Istituto di Psicologia Funzionale di Firenze; direzione scientifica Nido Menarini baby, Firenze; SIPNEI Toscana (Società Italiana di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia; SIRU (Società Italiana Riproduzione Umana).
*Dr.ssa Emilia Genta, psicologa psicoterapeuta; coordinatrice psicopedagogica Nido Menarini baby, Firenze; formatrice; scio fondatrice e formatrice FAN(oggi Federazione Nidi e Scuole dell’Infanzia private Toscane); SIPNEI Toscana (Società Italiana di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia; SIRU (Società Italiana Riproduzione Umana).
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APPENDICE SUL MODELLO TEORICO DI RIFERIMENTO
Dai suoi esordi come scienza autonoma la psicologia ha messo in luce, l’importanza delle prime esperienze di vita nel plasmare le modalità di regolazione delle emozioni. A partire dagli anni ‘40 del Novecento, ricercatori come John Bowlby hanno approfondito lo studio dei legami che si formano tra il bambino e la madre e la famiglia nel suo insieme arrivando a tipizzare diversi “stili di attaccamento”, che formeranno la base per lo stile di regolazione delle emozioni che quel bambino userà non solo nell’infanzia, ma anche quando sarà adulto. Tutti gli sviluppi successivi hanno confermato, precisato e sviluppato questi aspetti: dalla Psicologia del Sé (da Fairbairn a Kohut a Stern), ai modelli Sistemici e Familiari (a partire dalla Scuola di Palo Alto), alle nuove epistemologie della complessità e dell’integrazione (la Psicologia Funzionale). Gli ulteriori contributi provenienti dalle neuroscienze (dalle ricerche di Hans Selye sullo stress della prima metà del Novecento sino alle scoperte recenti sui neuroni specchio) e dagli studi sulla vita perinatale hanno gettato luce nuova sul bambino di cui, già in utero, sono state messe in risalto caratteristiche di persona intera e competente. In anni recenti si è affermato inoltre il concetto di epigenetica che pone in risalto l’importanza del contesto ambientale nell’attivazione dei programmi genetici della persona. Il contesto ambientale include gli stili di vita e in essi le relazioni significative che si instaurano e le loro modalità.
L’evoluzione delle conoscenze scientifiche e psicopedagogiche concordano sulla visione di un bambino che nasce competente, con potenzialità che vanno via via complessificandosi attraverso esperienze di relazione che diventano modelli o mattoni di base del Sé e che ci condizionano per tutta la vita, fondamentali per la futura identità del bambino. Ciò richiama ad una particolare attenzione alle modalità interattive nella prima infanzia, all’accoglimento delle emozioni e dei suoi processi psicocorporei e una rivalutazione delle capacità dell’adulto nell’accompagnare i bambini nelle esperienze cruciali dei primi anni nelle quali si sviluppano le capacità di fondo che rimarranno a sostegno della salute e del benessere per tutta la vita (come la capacità di Contatto, la Consistenza del Sé, la consapevolezza e accettazione dei limiti, la capacità di Condividere, l’Assertività …).
Tutto ciò ha arricchito l’importanza e il ruolo del Nido e della Scuola dell’infanzia come esperienza, in continuità con la vita familiare, fondamentale per lo sviluppo del bambino in salute e benessere.
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