Recinti aperti 8: Fragilità
La domanda era tendenziosa (in Recinti aperti 7).
“Lo smarrimento per un futuro di incerta fragilità” è la risposta per me auspicabile.
Nessuna certezza di un luminoso futuro luminoso di conquista e sviluppo per se stessi e per la patria, che sempre funesta ha suonato nella storia.
La Fragilità è una condizione umana costituente.
Lo è nel bambino che non la percepisce spiacevole e non scollegata, o in contrasto, con la percezione della forza. Posso essere forte e fragile al contempo. Così come posso essere coraggioso solo se conosco e provo la paura. False antitesi che diventano antitesi solo nel pensiero sovranista povero e in mala fede.
Fragilità è cosa diversa da debolezza. Contrario di “onnipotenza e invulnerabilità“, che appartengono non a caso all’ambito del delirio. Si colloca nel Limite e da esso nasce: la specie non è onnipotente e invulnerabile; solo nel delirio funesto.
Riconoscere il limite e accettare la fragilità sono invece spazio vero di potere e forza.
Ci dice che non siamo autosufficienti e che dobbiamo unirci agli altri per affrontare i pericoli, come per muoverci verso conquiste. Oggi è la pandemia a disvelarci questa essenzialità. Riuscirà anche ad alimentare, in un riscatto etico, la forza della solidarietà?
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