Recinti aperti 2: il Contatto quando non c’è
Non è solo una legge di mercato. Quando una cosa diventa rara aumenta il suo valore. In questo caso percepito. Ci mancano gli sguardi, il colore degli occhi, i gesti rassicuranti e quelli futili, un abbraccio, un solletico, uno sfioramento occasionale.
Il Contatto non è una droga ma un bisogno di fondo essenziale e gratuito. Sin dalla vita perinatale; quando ne traevamo conforto, rassicurazione, senso del limite e di appartenenza. E da lì rimaneva come regolazione psicobiologia a supporto della nostra vita di relazione adulta, necessaria per godere della prossimità, per sentirsi parte di un gruppo, per collaborare e condividere.
Senza il rumore di fondo del fare forsennato emerge nella sua assenza come bisogno ineludibile. Dobbiamo ascoltarlo.
La vicinanza è alla base della salute e del benessere, personale e sociale, unico antidoto a distanza e sperequazione. Si apprende dalla nascita e si coltiva per sempre. Nei gesti, nelle emozioni, nei battiti del cuore e nei processi endocrini sottili. Sta dentro di noi e porta verso l’altro.
Finirà l’inverno e tornerà il tempo possibile del contatto, ma necessiterà ancora del silenzio e della sosta, per non essere riseppellito dalla cacofonia.
Approfittiamo adesso, nell’attimo sospeso.
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